martedì 31 maggio 2011
lunedì 30 maggio 2011
days
Are you thinking the same things I do? / I’ve been thinking about me and you.
My nights are turning into days / But I don’t know since everything changed.venerdì 27 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
venerdì 20 maggio 2011
albatross
The secrets that I should've shared / Drowned then and there / Yeah drowned then and there..
Albatross, Albatross,
which way to turn when we're lost.
giovedì 19 maggio 2011
Andromeda
Giaceva su un mare di cristallo, per poi risvegliarsi su un letto di rose.
Sedeva davanti alla finestra, di fronte a uno squallido scenario,un albero dai nudi rami che si allungavano sempre più in alto, cercando di attirare l'attenzione di un dio distratto, un cielo cupo sopra triste terra brulla.
Andromeda chiuse gli occhi e gli riaprì.
Sedeva davanti alla finestra e scorgeva un cielo così limpido e azzurro, nascosto da un'immensa quercia che portava addosso secoli di conoscenza, dai cui rami pendevano cristalli e non foglie.
I raggi del sole danzavano su quelle gocce e davano vita a tanti piccoli esseri in festa.
Vedeva fiori su un prato di velluto verde, quasi ne sentiva l'odore.
Ed ecco che richiudeva gli occhi e li riapriva, e riecco il vecchio albero rinsecchito e il sole cupo che pendeva su di esso.
Si coricò a letto cercando di dormire in pace in mezzo a tanta confusione.
Chiusi gli occhi, nessun incubo affollava la sua mente. Premevano sulle sue palpebre serrate e cercavano di penetrare, sperando in un qualche spiraglio, ma lei li cacciava via come mosche irritanti.
Ma pochi istanti più tardi, Andromeda non si trovava più in quella squallida casetta in una terra dimenticata da dio. Volava su nel cielo, velluto nero dai ricami dorati qual'erano le stelle.
Volava e i capelli ballavano agitati dalla brezza.
Vedeva le stelle sorriderle e sussurrare tra di loro. Parlavano di Andromeda, la loro sorella perduta.
La luna accanto a loro splendeva d'argento e avvolgeva Andromeda coi suoi raggi, come una madre avrebbe fatto con un figlio ritrovato.
Si sentiva a casa e più libera che mai, e già sapeva che non si sarebbe mai più risvegliata.
Finalmente arrivata a destinazione, sentiva il filo diventare sempre più sottile, sino a spezzarsi.
Sapeva che ormai i ragnetti dorati avevano finito il loro lavoro, avevano cucito per bene le sue pallide palpebre striate di blu, per poi avvolgerla in un soffice bozzolo candido come la neve che quell'anno tardava ad arrivare.
Affy Améthyste J. Howl
I wonder if I'm allowed ever to see.
I wonder if I'm allowed to ever be free.
I wonder if I'm allowed to ever be free.
mercoledì 18 maggio 2011
Ophelia.
In un lungo abito rosso e in mano un fiore,
Affy Améthyste J. Howl
volevo che qualcuno mi salvasse da me stessa e dall'amore.
Ero sola,
e un cappio di seta mi stringeva la gola.
Sono caduta in profondità nelle oscure acque,
dove una ninfa un tempo nacque.
Goccia dopo goccia, ho lasciato che il veleno corrodesse il mio sangue,
cosicchè lasciasse solo il mio corpo esangue.
Ho lasciato che l'onda s'infrangesse sul mio corpo,
e ho rivisto i tuoi occhi, neri come le piume di un corvo.
Vecchie lettere, vecchie foto di com'ero,
petali rossi imbevuti di nero.
Ardenti abbracci ormai freddi,
baci e sorrisi ormai spenti.
Il mio abito rosso sull'acqua a formare un fiore,
lacrime nere, una mano sul cuore.
Addio madre, addio padre,
in me la fuoco della vita non potrà mai più ardere.
Afrodite, dee dell'amore e della bellezza,
come Ophelia io annego, e gli anni non sfioreranno mai la mia ormai eterna giovinezza.
Affy Améthyste J. Howl
lunedì 16 maggio 2011
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